Giorno 10 - Il confine mongolo

Mercoledì 10/08/2011
(Racconto da Lorenzo)

Sono le 22.15 quando saliamo sul treno alla stazione di Irkutsk per la seconda tratta dal nostro viaggio: Irkutsk-Ulan Bator. Come chilometraggio è la più breve delle tre tappe con i suoi 1200 km. La capovagone mongola (ora il treno è mongolo e non più russo come il Rossiya) contro la nostra volontà ci tiene i nostri biglietti mentre noi avremmo voluto ci fossero restituiti dopo il controllo. Ma vediamo che così per tutti e ci adattiamo a questa prassi. Come classe abbiamo fatto un salto in avanti (dalla terza alla seconda chiamata kupe) ma non come comfort, infatti la nostra cabina è quasi peggio della terza classe con le uniche differenze della porta per poterci rinchiudere e le cuccette più lunghe di qualche centimetro. La differenza maggiore la ritroviamo nei passeggeri che qui sono esclusivamente  turisti. Abbiamo diversi italiani tra cui una coppia di Brescia con cui condivideremo le prossime destinazioni. Scatta invece un deciso campanello d'allarme quando visioniamo la situazione toilette. Un unico solitario wc può dar sollievo alle ricadute nella nostra diarrea del viaggiatore, ma ci sarà da far conto anche alla presenza degli altri 36 passeggeri. E pensiamo con nostalgia alle due toilette della platskarny che erano pure più pulite. Con questo tarlo che ci rode, dopo aver sistemato i nostri monumentali zaini, pratica in cui ormai abbiamo fatto progressi esponenziali, ci corichiamo.

Al risveglio ci si racconta delle scappatelle notturne al wc approfittando dello scarso traffico notturno ma siamo fiduciosi sul miglioramento delle nostre condizioni. Lau è quella che sta meno bene di tutti noi, la rincuoriamo dicendole che questa giornata di riposo sul treno sarà ristoratrice. L'avevamo già avvertito durante la notte ma col chiarore diurno ne abbiamo la conferma: il treno procede con un'andatura da lumaca condita da innumerevoli fermate vuoi per le bestie sui binari (che vengano fatte fuggire con la tromba della locomotiva) ma soprattutto per la moltitudine di piccole stazioni a cui stoppiamo.

Stazione di Naushki
Giungiamo a Naushki (kilometro 5902) ultima fermata russa e punta di confine con la Mongolia. Sono le 13.45 ora locale. La nostra guida Lonely ci aveva avvertito che questa fermata, causa controlli doganali, può protrarsi tra le 6 e le 11 ore. Scendiamo quindi armati di una dose elefantesca di pazienza, o per meglio dire veniamo obbligati a scendere dalla capovagone che ci indica due con le dita. Lo interpretiamo come 2 ore. Ci accomodiamo su una panchina di un viale adiacente alla stazione ascoltando un po' di musica. Dopo un paio d'ore si può risalire sul treno, non prima di aver acquistato ai mercatini qualche genere alimentare. E' la mia Nadiuly a spingere sull'acceleratore per la questione cibo. Non deve essere piacevole per una famelica “ bocca buona” come lei stare con tre malatini che non conoscono appetito.
 
Il nostro treno fermo al confine russo-mongolo
Stiamo giusto mangiando una minestrina nella nostra cabina quando arrivano gli ufficiali russi per i controlli di rito. Da far gelare il sangue è invece il tono con cui ci fanno segno di seguirli nel loro ufficio. Capiamo che qualcosa nei visti non va. Veniamo lasciati rosolare a fuoco lento in una grande sala d'aspetto. Nadia è letteralmente pietrificata mentre io e Ste siamo più fiduciosi. Dopo un'attesa interminabile quanto snervante escono due ufficiali. Non parlano inglese ma ci fanno capire che dobbiamo pagare 600 rubli a testa per andarcene. Cerchiamo di comprendere il motivo ma non sembra possibile per ora. Diamo l’ok e dopo un'altra lunga attesa un ufficiale donna, che parla uno stentatissimo inglese, arriva da noi e ci mostra che sui nostri visti russi manca un giorno perché andavano dall'1 al 9 agosto. Oggi è il 10. Siamo stati clandestini in Russia per un giorno. Ci viene lasciata regolare ricevuta e firmiamo alcuni fogli con la proroga del visto di un ulteriore giorno e dopo aver pagato, sollevati, risaliamo sul treno. Controlliamo i visti mongoli e cinesi che sono invece ok e quindi, per festeggiare, ci rimettiamo mangiare la minestrina. La felice conclusione ha messo appetito a tutti. Alle 21.00, dopo cinque ore abbondanti di sosta, il treno riparte per fermarsi poco dopo per i controlli da parte dei mongoli, ma ormai non abbiamo più paura di nulla. Spostiamo le lancette dell'orologio indietro di un'ora aggiornandoci all'orario di Ulaanbaatar  (+ 6 dall'Italia) nostra prossima tappa.

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