Giorno 06 - Ancora in treno

Sabato 06/08/2011
(Racconto da Lorenzo)

Nady in cuccetta
Riparto da dove ha concluso la mia Nadiulì: Novosibirsk, ore 1.00 locali, Km 3343, salutiamo la compagnia di russi che ha reso indimenticabile la nostra seconda giornata sul treno. Una volta che rimaniamo soli il silenzio che regna pare quasi irreale rispetto alla baraonda durata per l'intera giornata precedente. I nostri amici, o perlomeno quelli nei posti accanto ai nostri, vengono sostituiti con una nonnina con nipote. A quel punto, dopo aver sistemato il casino che regnava sovrano nella nostra “cabina” e senza più la Babele di lingue dei nostri colloqui, ci godiamo un meritato e necessario riposo. Il profumo di caffè che sale dal fondo del mio materasso mi riporta alla mente la meravigliosa giornata. Al mattino, quando lascio le braccia di Morfeo per tornare sulla terra, noto che la nonnina con nipote hanno già terminato il loro viaggio e sale una mamma con la propria figliola, presagio di una giornata tranquilla. I ricambi di persone sul treno davvero alti, contiamo ormai solo un paio di persone fra quelle salite con noi a Mosca. Abbiamo scoperto che si tratta esclusivamente di russi che si spostano per motivi i più comuni: lavoro, vacanza, visita a parenti ecc… siamo ancora adesso gli unici turisti stranieri del nostro vagone di terza classe ed ormai una sorta di celebrità, conosciuti da tutti.

Si pranza!
La giornata scorrerà tranquilla con i quattro protagonisti impegnati a scrivere le pagine di questo diario. Unico fatto degno di nota è il pranzo. Sostiamo per venti minuti a Ilaskaya (Km 4377) dove io e Ste scendiamo ad acquistare quattro banane (è la prima frutta che mangeremo dalla nostra partenza dall'Italia), tre prodotti tipici che sono un polpettone di carne, una crepes ripiena di riso e carne ed un ultimo polpettone che pareva di sole patate mentre scopriamo contenere anche la ricotta. La vera chicca però sono due cannoli di circa 30 cm dove una fantastica crema di mou viene custodita da uno strato tipo parigina. Le donne alla vista di tutto questo ben di Dio sono entusiaste all'ennesima potenza. 


Il piano superiore
Ne approfitto ora per segnare altre piccole note o particolari della famosa platskarny dove risiediamo ormai da tre giorni. È una gran fortuna che i nostri quattro posti siano praticamente al centro del vagone. L'assordante boato dello scarico del WC ci raggiunge fin qui e non osiamo immaginare quale tortura se fossimo stati più vicini. Nel nostro spazio abbiamo due cuccette basse con un tavolino in mezzo più altre due cuccette sovrapposte. Tranne la prima notte in cui io e Nadia dormivamo di sotto e Lau e Ste al primo piano, ci siamo poi disposti con una coppia per lato, in modo da dare più agio ad entrambe le coppie. Le due cuccette superiori non davano infatti nemmeno la possibilità di stare seduti a causa di un basso mensolone in metallo su cui abbiamo riposto 2 zaini. Gli altri 2 sono a terra sotto la seduta. Le cuccette sono davvero corte, perfette per la Nady, mentre io e Ste incidentiamo i nostri piedi con i passanti del corridoio ogni volta che ci distendiamo. Ciò ci porta dormire quasi esclusivamente con le gambe rannicchiate.
Abbiamo inoltre scoperto che le tazze si possono richiedere al capo vagone quindi la frase di rito diventa “Citirie stakan” (4 bicchieri), che bisogna però restituire a breve alla bionda “Rottermaier” per non incorrere nelle sue ire. Il suo aiutante invece oltre a pulire la ”Tualiets” ed aspirare il corridoio, si intestardisce per un'intera giornata nella ricerca di un cucchiaio che sostiene abbiamo preso noi. Quando si passeggia lungo il corridoio del vagone l'olfatto viene messo a dura prova: ogni scomparto a un proprio odore che va dai diversi cibi (pesce, cipolle, minestra, tè) a quello di piedi e di sudore. Del resto lo sapevamo, la nostra è un'avventura. Una frugale cena precede poi l'ultima notte sul treno della prima tratta.

Al kilometro 4474 nell'oblast (regione) di Irkutsk aggiungiamo la nostra quinta ora da Mosca e la settima dall'Italia. Il fuso comincia davvero farsi sentire e per la prima volta ci sentiamo un po' scombussolati... il nostro pranzo infatti ha il sapore di una cena.
 

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